PetriPaselli for TwoCalls_Wall
(Public Art, Site Specific)
Questo è il primo progetto PetriPaselli sviluppato a otto mani, tutte rigorosamente PetriPaselli.
Per il concorso call for a wall abbiamo commissionato ai nostri figli, Paolo e Leila di 6 e 5 anni alcuni disegni.
Una volta ingranditi e installati sulla facciata esterna del Nuovo Spazio di Casso, i due schizzi diventano un ponte tra passato e futuro, disorientando l’osservatore e al tempo stesso suscitando un momento di riflessione.
Il legame tra il disegno dei cervi e la loro posizione simboleggia il potenziale positivo della rinascita, sotto il segno dell’incanto e del surreale.
Come in una visione onirica quindi, i due cervi, simbolo di fertilità e rinnovamento continuo della vita, sembrano guardare trionfalmente la cicatrice a forma di M provocata dalla frana.
Il muro del Nuovo Spazio di Casso costituisce in sé lo spazio e il tema di progetto e rappresenta fisicamente un rapporto fondamentale: tra passato e presente; tra ciò che è stato ieri e ciò che si propone e progetta oggi.
Il Nuovo Spazio di Casso è collocato in una posizione eccezionale. Solo da questo punto infatti, ed in particolare dallo stretto piazzale antistante la facciata sud dell’edificio dell’ex scuola e dalla passerella a sbalzo collocata al livello superiore, è possibile comprendere pienamente la Tragedia del Vajont, visualizzando l’entità dell’evento.
Lo Spazio si trova esattamente di fronte alla cicatrice lasciata dall’enorme frana che nel 1963 si staccò dal Monte Toc, provocando il disastro, a meno di 1.000 metri, in linea d’aria, da quel segno immane, lungo quasi due chilometri.
La facciata stessa porta ancora oggi i segni dell’evento: l’onda d’acqua provocata dalla frana, alta 200 metri, raggiunse Casso e investì l’edificio, che ospitava allora la scuola elementare, danneggiandolo pesantemente.
Nel 2012, dopo mezzo secolo, esso è stato riaperto da Dolomiti Contemporanee, divenendo il Nuovo Spazio Espositivo di Casso, e tornando così a svolgere una funzione pubblica.